Nell’ultima Relazione annuale la Direzione Nazionale Antimafia a proposito dell’azione di contrasto alla diffusione dei derivati della cannabis ha apertamente denunciato “il totale fallimento dell’azione repressiva” e“la letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi”.
Dirottare ulteriori risorse su questo fronte, spiega sempre la DNA nel suo rapporto, ridurrebbe l’efficacia dell’azione repressiva su “emergenze criminali virulente, quali quelle rappresentate da criminalità di tipo mafioso, estorsioni, traffico di essere umani e di rifiuti, corruzione, ecc” e sul “contrasto al traffico delle (letali) droghe ‘pesanti’”.
In questo quadro, è proprio la DNA a proporre politiche di depenalizzazione che potrebbero dare buoni risultati “in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite.”
Anche l’Associazione Antigone nel suo report annuale pubblicato il 17 marzo, ha denunciato che con la legalizzazione della cannabis “si otterrebbe un grande risparmio di spesa”: fino a 100 milioni di euro, tra incassi per l’erario e riduzione dei costi del sistema repressivo e penitenziario con 10 mila detenuti in meno nelle carceri.
L’associazione, che si batte per i diritti dei detenuti, parte dal dato che il 3% della popolazione italiana ha consumato cannabis nell’ultimo mese, due milioni di persone circa e nell’anno diventano circa 4 milioni, e ipotizza una spesa media di consumo pari a 100 euro a consumatore all’anno: con una tassa del 20% si arriva a un guadagno fiscale di 80 milioni di euro. Ci sono quindi da aggiungere gli effetti positivi dell’avere “almeno 10 mila detenuti in meno, con la riduzione dei reati connessi, riduzione contestale dei guadagni delle mafie e maggiore capacita’ statale di contrasto alle stesse”.
Negli Usa, proprio alla luce di queste considerazioni, negli ultimi anni è cresciuto rapidamente il numero di Stati che hanno scelto la via della legalizzazione della produzione e della vendita della marijuana per uso ricreativo: Colorado,Washington, Oregon e Alaska hanno segnato una tendenza che è destinata a consolidarsi e che la Presidenza Obama non sta avversando, per via della palese efficienza delle misure di legalizzazione sul piano fiscale, sociale e sanitario e del contrasto alle organizzazioni criminali.
Le osservazioni della DNA e di Antigone così come le scelte di alcuni Stati americani rappresentano segnali di riflessione profonda che il nostro Paese dovrebbe cogliere.
Per questo motivo insieme ad altri 60 deputati e senatori ho aderito alla formazione di un intergruppo parlamentare per la legalizzazione della Cannabis.
Perché credo sia un tema che vada approfondito e discusso e su cui si dovrebbe aprire una seria riflessione anche nel nostro Paese.