Si chiude oggi la lunga presidenza di Giorgio Napolitano.
Il primo Presidente ad essere stato rieletto per un secondo mandato nella storia della Repubblica italiana.
Nei suoi 9 anni di mandato – gli anni della crisi economica e della politica, della crescita dei populismi e delle minacce terroristiche – è riuscito a porsi come una guida, un punto di riferimento credibile ed essenziale non solo per gli italiani, ma per tutti gli altri Stati e potenze europee ed internazionali.
Un alto senso dello Stato e delle istituzioni, un’incredibile lucidità di analisi, una caparbia ostinazione nel promuovere riforme e rinnovamento, una straordinaria capacità e fermezza decisionale.
Testimone di una generazione di uomini e donne che ha ricostruito il nostro Paese, facendolo rialzare dalle macerie materiali e morali prodotti da vent’anni di dittatura fascista e dalla seconda guerra mondiale, e tenendolo ben legato al grande progetto democratico europeo, Napolitano nella sua funzione di Presidente è stato in questi anni perfettamente coerente con la Storia migliore dell’Italia democratica e repubblicana.
Ora al Parlamento e al Governo spetterà il difficile compito di trovarne un degno sostituto. Una figura in grado di dare continuità ad un percorso di riforme che non si è ancora concluso, durante anni che si prevedono difficili e pieni di sfide.
Il Partito Democratico, da parte sua, avrà non solo l’enorme responsabilità di gestire questa inusuale fase di transizione, ma anche la possibilità di riscattarsi dagli infelici eventi che portarono il sistema istituzionale italiano vicino al collasso e spinsero le forze politiche ad implorare Giorgio Napolitano affinché restasse al Quirinale. Fu un passaggio molto difficile e solo grazie allo spirito di servizio di un vecchio padre della Repubblica fu possibile uscirne. In quell’occasione Napolitano fu chiaro: sarebbe stata una “presidenza breve”, con un orizzonte temporale limitato.
Oggi il giorno del meritato riposo è arrivato.
Grazie di tutto, Presidente.