La Sindaca Anselmo ha uno strano modo di affrontare l’affaire Acqua Claudia: se da una parte abbiamo Regione Lazio, forze sindacali e Ministero dello Sviluppo Economico che spingono per accelerare i tempi e garantire finalmente l’inizio dell’attività lavorativa, dall’altra c’è l’Amministrazione Comunale pentastellata che, paventando ipotetiche problematiche infrastrutturali, rischia di allungare irrimediabilmente i tempi per una lieta e imminente conclusione della vicenda. Questo è paradossale. Capisco che la dottrina a cinquestelle si basa molto sul ‘niet’ a stampo sovietico, ma vorrei rassicurare la Sindaca che la guerra fredda si è chiusa con la caduta del muro di Berlino nel 1989. In tal senso, oggi, non esiste alcun presupposto per frenare il percorso di riapertura dello stabilimento di imbottigliamento: le società interessate alla gara ci sono, le garanzie pure, i sindacati sono d’accordo così come la Regione Lazio. C’è la sorgente così come lo stabilimento e i lavoratori in attesa di riprendere la loro attività nel rispetto dei loro livelli occupazionali. Frenare questo percorso per fantomatici problemi logistici e infrastrutturali che, a dir della Sindaca, insistono sulla via di accesso allo stabilimento non è soltanto paradossale ma assurdo. Anselmo rivendica un ruolo da protagonista nella vicenda? Bene, ne ha facoltà ma lo faccia incentivando con azioni concrete il rilancio dello stabilimento e della stessa sorgente che, oltre a rappresentare un simbolo ambientale del nostro territorio, si attesta come un importante presidio occupazione ed economico che merita il massimo supporto da parte di tutti, a partire dall’Istituzione locale.
Dalle pagine de “Il giornale della Provincia” di venerdì 28 ottobre.